Coelum - aprile 1999
Editoriale di Giovanni Anselmi
Se fossimo davvero soli, in tutto l’universo. Se dopo secoli di ricerche, esplorazioni, di ascolti protratti e deludenti, di analisi.Se dopo le partenze imbandierate, e gli incontri al limite del tempo, ci arrivasse tristemente dalle sonde soltanto l’eco che ritorna dalle pareti di una stanza vuota. Mi sono sempre chiesto: saremmo ancora lì? Ai nostri strumenti, intendo. Alle macchine fotografiche, ad inseguire con sacrificio oggetti lontani e inconsapevoli. Avremmo ancora voglia di emozionarci per l’arrivo di una cometa? Davvero saliremmo ancora sulle montagne per, come direbbe Stefano Torre, sentirne meglio il "sibilo della luce", il soffio del vento solare che scompiglia la chioma? Se tutto ciò che osserviamo fosse solo materia, senza il presentimento della vita, qualcuno avrebbe ancora voglia di pensare ad un’astronomia che non fosse solo quella ad uso dei naviganti? Così scrivevamo nel maggio di due anni fa, in un editoriale pubblicato su quella che fu la nostra prima rivista. Un interrogativo che per intuibili vie ci è tornato alla mente con la scomparsa di Stanley Kubrik, regista di opere indimenticabili, ma soprattutto l’artefice di un film che alla vigilia dello sbarco lunare rappresentò un momento di riflessione su quanto si stava facendo e dove si stava andando. Credo sia inutile cercare significati nelle mille pieghe del racconto che Kubrik ci fa dell’ascesa della specie umana: vogliamo solo proporvi l’idea di un universo dove non incomba l’ombra del monolite nero, dove soltanto uno spazio infinito e vuoto assista al gioco di potere tra il calcolatore impazzito e il superstite David Bowman. Sarebbe ancora una trama sostenibile? Potrebbe esserci una qualche relazione tra l’isolamento intellettuale a cui ci costringerebbe il "sapere di essere soli" e la nostra spinta verso la conoscenza? Non diventeremmo anche noi simili a certe "faune insulari" condannate al nanismo dall’isolamento ambientale? Nella Sicilia del Neozoico vivevano un tempo elefanti alti non più di un metro. Le loro ossa si rinvengono ancora, e i crani con il grande foro proboscidale venivano un tempo creduti i resti di antichi giganti, muniti di un occhio solo. Voi cosa ne pensate? |
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